mercoledì 29 luglio 2009

Intervista a Bersani (luglio 2009): è la fine del PD

Ecco Intervistato: QUI



O poveri noi, se il PDL cade ci ritroviamo di nuovo la destra. Uno così rischia di perdere delle elezioni anche con la destra a pezzi.


Bersani in quell'intervista:
"Se toccherà a me guidare il Pd non permetterò che nessuno (Scandisce, ndr) che ci hanno portato fino a qui venga sfregiato da chicchessia. La "ditta" non si piccona. Ci deve essere rispetto per tutti."
W LATORRE!!! W FOLLINI!!! non va mica messo in discussione chi fa parte della "ditta". W Veltroni che ha fatto cadere il governo Prodi e ha sfasciato successivamente il PD.


Sul fatto che
Casini ha negato l'ingresso dell'Udc in un nuovo centrosinistra:
"Il primo passo è difficile per chiunque, serve tranquillità strategica"
no comment.


Su Di Pietro:
"Io rimango esterrefatto quando vedo Di Pietro che attacca il presidente della Repubblica e lo denunciò anche pubblicamente"
Ma lo vuole capire che Napolitano sta facendo COSE CHE NON PUò FARE agevolando il centro destra?
Lo vuole capire che quella denuncia in piazza Farnese a Roma era una montatura? Attaccarono due pezzi del discorso lontani km.


Sulla RAI:
"Non m'appassiona la Rai"
poi continua..
"Le nomine? non le ho mai cercate."


Ma cacchio tutto qui??? ti rendi conto di quello che stiamo assistendo? ti rendi conto che quando torno a casa dal lavoro mi tocca subire 5 TG di regime? Che la rai è in mano alla politica??


Pensavo che i candidati per le primarie non eran un granché, ma cacchio non così tanto, veramente.

lunedì 27 luglio 2009

partito del sud

é da un pò di giorni che sentivo delle dichiarazioni di esponenti dei vertici di Destra tipo: "più soldi al sud", "riguardo per il Sud" ecc... E io mi chiedevo... boh, che è sta storia? come mai tutta questa premura tutta di colpo?

Poi ad un certo punto viene fuori questo "Partito del Sud" (guardacaso proprio da Palermo, guardacaso proprio dopo il susseguirsi di quelle dichiarazioni) che mi sembra tanto una unione di tutte le mafie meridionali alleate, pronte a ricattare il suo attuale alleato Berlusconi.

Una loro scissione distruggerebbe totalmente il PDL.

Sto delirando?

martedì 21 luglio 2009

Napolitano, un vecchietto che non fa il suo lavoro.

http://antefatto.ilcannocchiale.it/2009/07/21/giorgio_ponzio_napolitano.html

21 luglio 2009
Noi che, poveri ignoranti, non conosciamo la Costituzione, pensavamo che i poteri e i doveri del Presidente della Repubblica fossero quelli indicati dalla Costituzione.

E cioè:
- rappresentare l'unità nazionale
- inviare messaggi alle Camere
- indire le elezioni delle Camere
- autorizzare la presentazione alle Camere dei disegni di legge di iniziativa del governo
- promulgare le leggi ed emanare i decreti aventi valore di legge e i regolamenti (oppure rinviare le leggi alle Camere in caso di manifesta incostituzionalità)
- indire il referendum popolare nei casi previsti dalla Costituzione
- nominare il presidente del Consiglio dei ministri e, su proposta di questo, i ministri
- nominare, nei casi indicati dalla legge, i funzionari dello Stato, ma anche i senatori a vita e alcuni giudici costituzionali, ma anche i membri delle autorità di garanzia
- accreditare e ricevere i rappresentanti diplomatici, ratificare i trattati internazionali, previa, quando occorra, l'autorizzazione delle Camere
- comandare le Forze armate, presiedere il Consiglio supremo di difesa, dichiarare lo stato di guerra deliberato dalle Camere
- presiedere il Consiglio superiore della magistratura
- concedere la grazia e commutare le pene
- conferire le onorificenze della Repubblica
- sciogliere le Camere o anche una sola di esse, sentiti i loro presidenti.

Noi che, poveri ignoranti, non conosciamo la Costituzione non riusciamo a trovare un solo rigo nella medesima che autorizzi il capo dello Stato a chiedere notizie di un’indagine che non gli garba (come fece Napolitano nel dicembre scorso con quella della Procura di Salerno sui magistrati corrotti di Catanzaro); o a promulgare una legge facendo sapere per lettera che non gli piace per niente (come ha appena fatto col pacchetto sicurezza); o ad anticipare al governo che non firmerà un decreto (come ha fatto col decreto Englaro) o che non promulgherà una legge se non sarà modificata (come ha fatto con la legge-bavaglio sulle intercettazioni).

Noi che, poveri ignoranti, non conosciamo la Costituzione non vi abbiamo trovato alcun articolo che consenta al capo dello Stato ad auspicare “una revisioni di regole e di comportamenti” in materia di intercettazioni e cronaca giudiziaria, a parlare di “abusi”, a invocare “soluzioni appropriate e il più possibile condivise” (come se una porcata votata da molti fosse meglio di una porcata votata da pochi). Né abbiamo trovato un solo articolo che gli permetta di invocare “tregue” nell’attività di opposizione e di informazione sul capo del governo coinvolto in scandali (sui quali il rappresentante dell’unità nazionale non ha mai proferito una sillaba). Ma forse, non volendo neppure immaginare che stia sbagliando lui, il problema è nostro: evidentemente abbiamo, della Costituzione, un testo vecchio e superato.

Ignoranti come siamo, poi, non abbiamo capito nemmeno a quali indagini egli si riferisca quando, per l’ennesima volta, invita misteriose entità a “non indulgere alla spettacolarizzazione delle vicende giudiziarie e dei processi”. Visto che le nomina il capo dello Stato, sappiamo invece che le Autorità indipendenti sono anche affar suo, e da mesi speravamo che si accorgesse di un paio di presenze inquietanti al loro interno. L’Autorità Garante della Privacy è vicepresieduta da un certo Giuseppe Chiaravalloti, plurinquisito in Calabria per gravissimi reati e sorpreso al telefono con la sua segretaria a invocare l’eliminazione fisica, a opera della “camorra”, del magistrato Luigi De Magistris. Dell’Autorità Garante delle Comunicazioni fa parte il forzista Giancarlo Innocenzi, sorpreso a trafficare con il premier Berlusconi (che lui chiama “Grande Capo”) per acquistare senatori del centrosinistra e per procacciare lucrosi contratti a un produttore berlusconiano impegnato nella compravendita dei senatori medesimi (vedi intercettazioni riportate nel nostro libro “Papi”). Purtroppo, il capo dello Stato ha citato quest’ultima Autorità per raccomandare ai giornalisti di attenersi all’«importante codice di autoregolamentazione» da essa fissato per censurare le notizie scomode al potere.

Ignoranti come siamo, pensavamo anche che gli uomini delle istituzioni fossero soggetti a critiche, tantopiù legittime quanto più alti sono i loro scranni. Invece abbiamo ieri appreso dall’Augusta Favella che “chi mi critica non conosce la Costituzione”. Insomma ogni critica alla sua Intoccabile Persona è lesa maestà, come nei regimi sovietici a lui tanto cari fino agli anni 50 (memorabile il suo elogio nel 1956, davanti al Comitato centrale del Pci, della repressione sovietica dei moti di Ungheria).

Pensavamo anche che il capo dello Stato non dovesse scendere nell’agone politico, per bacchettare questo o quello come un Capezzone o un Cicchitto o un Quagliariello qualsiasi. Invece l’ha fatto con Antonio Di Pietro, reo addirittura di avergli chiesto di non promulgare leggi palesemente incostituzionali anziché chiosarle con la piuma d’oca. Mal gliene incolse: Napolitano l’ha chiamato sarcasticamente “guerriero” accusandolo di “vano rotear di scimitarra”. Era dai tempi di Cossiga che un capo dello Stato non se la prendeva frontalmente con un leader dell’opposizione (fra l’altro isolatissimo e solitario, dinanzi a un governo strapotente e strafottente e a un’opposizione inesistente): solo che, contro Cossiga, il Pci di Napolitano chiese l’impeachment trattandolo da golpista. Sui “guerrieri” alla Berlusconi & C. che roteano scimitarre tutt’altro che vane contro i magistrati e i giornalisti liberi, mai un sospiro dal Quirinale. Sui guerrieri alla Bossi & C., che ogni due per tre minacciano di “tirar fuori i fucili e i mitra” o di “oliare i kalashnikov”, ora contro i “comunisti” ora contro i “terroni” ora contro i “negri”, mai una parola dal Quirinale: un conto sono i fucili, i mitra e i kalashnikov, un altro le scimitarre.

Ignoranti come siamo, pensavamo che non rientrasse fra i compiti del capo dello Stato giudicare l’attendibilità di testimoni d’accusa in questo o quel processo: invece, ieri, Napolitano ha deciso che le nuove rivelazioni di Spatuzza, Riina, Ciancimino jr. e altri sui mandanti esterni delle stragi di mafia & Stato “vengono da soggetti per lo meno discutibili” e comunque non bisogna parlarne: secondo Napolitano quelle rivelazioni, totalmente ignorate da gran parte dei telegiornali di regime, “sono state accolte da un clamore un po’ eccessivo”. In effetti, ne ha financo parlato qualche quotidiano. La prossima volta, per favore, silenzio. Il Presidente riposa.

Marco Travaglio

sabato 18 luglio 2009

Guardate QUESTO video.

Clemente Mastella "SOTTO INTERCETTAZIONE LA META' DEGLI ITALIANI"


guardate cosa dice il RIESAME su Genchi QUI



MASTELLA = VERME

sabato 11 luglio 2009

Nessuna frequenza alla Banda Larga


Di Alessandro Longo (L’espresso 9 luglio 2009)

PIU' TALK-SHOW MENO WEB. CON IL DIGITALE TERRESTRE SI LIBERANO FREQUENZE PREZIOSE.

MA IL GOVERNO VUOL DARLE TUTTE ALLE TV.

Una scelta costosa che soffoca l’innovazione e va in controtendenza rispetto all’Europa.

L’Italia sta tradendo un' opportunità preziosa: far sì che la banda larga sia ovunque accessibile anche in mobilità e a bassi costi, grazie all'uso di nuove pregiate frequenze, ora in mano alle emittenti tivù. Il Tutto nasce da un evento epocale: il passaggio della televisione dall'analogico al digitale terrestre (processo in corso e da concludere entro il 2012), un sistema che con­sente di far stare molti più canali nelle stes­se frequenze dello spettro. La conseguenza È che, rispetto all'attuale quadro dei canali, si libereranno alcune frequenze di cui bisogna decidere l'utilizzo. Sarebbe una buo­na opportunità perché il governo ne assegnasse alcune ai servizi di banda larga in mobilità, con apposita asta. Sono frequen­ze migliori di quelle ora utilizzate e consentirebbero maggiore copertura e costi più bassi. E invece l'Italia ha deciso per ora di dare tutte le frequenze, anche quelle che si libereranno, alle emittenti tivù.

A sancirlo è una delibera dell'Autorità ga­rante delle comunicazioni di qualche settimana fa. Una delibera che ha spaccato la stessa Autorità: «Io e Sebastiano Sortino 11 amo i soli ad aver votato contro », denun­cia Nicola D'Angelo, commissario Agcom: Siamo contro perché si stabilisce che ci sa­rà una gara, non un'asta vera e propria, per assegnare le frequenze liberate, inquadrate in cinque multiplex, e perché potranno parteciparvi solo le tivù. Di conseguenza, non resta nessuna frequenza per i servizi inno­vativi in banda larga, e si lasciano intatti gli attuali rapporti di forza televisivi, senza spazi per il nuovo».

Dall’Agcom rispondono che non potevano fare altrimenti: «È importante pensare al futuro utilizzo del­le frequenze, anche per la banda larga mobile, ma lo si può fare solo coinvolgen­do tutti gli attori, an­che il governo. Che non ha cambiato il piano secondo cui quelle frequenze so­no destinate alla tv». E come poteva l'Agcom andare contro la linea del governo?

Eppure, all'Italia questo favore fatto alle tv potrebbe costare caro. «Gli studi concor­dano che assegnare le nuove frequenze alla banda larga Internet, invece che alla tivù, assicurerebbe benefici molto superiori al Paese», dice Matthew Howett, analista di Ovum, osservatorio di ricerca inglese tra i più attenti a questi temi. «Non a caso, l'Ita­lia è un caso unico», aggiunge: «Le autori­tà di Regno Unito, Francia, Svezia, Germa­nia e altri hanno già preso posizione a favo­re dell'assegnazione delle frequenze libera­te ai servizi di banda larga mobili». L'Italia rischia inoltre di andare anche contro le istituzioni europee, «le quali hanno già stabilito, nel nuovo pacchetto Telecom, in via di approvazione, che la banda larga ha diritto ad alcune delle nuove frequenze», dice Howett. Il motivo di fondo è che la banda larga mobile crea molti più servizi e innovazione rispetto ai semplici canali tivù. Lo dice per esempio uno studio di Ofcom (l'Autorità per le tic inglese), che quantifica in 2-3 miliardi di sterline nei prossimi 20 anni i benefici che verranno dal dare nuove frequenze alla banda larga. Gli fa coro uno studio di Ar-cep (l'autorità francese), che stima in 25 miliardi di euro i benefici diretti e in 4,8 miliardi quelli indiretti, sul prodotto in­terno lordo, nell'arco di 12 anni. Infine, non facendo un'asta vera e propria per assegnare le nuove frequenze, lo Stato rinuncia a un mucchio di soldi. Il governo degli Stati Uniti, dove l'asta è stata fatta, ha ricavato 20 miliardi di dollari. Per l'Italia, si tratterebbe di 5 miliardi di euro, secondo una stima di Maurizio Decina, ordinario di reti e comunicazioni al Politecnico di Mila­no. «È importante che l'Italia segua gli orientamenti europei: sarebbe inammissi­bile essere i soli al mondo a dare tutto alla tivù. L'innovazione del nostro Paese ha bi­sogno di quelle frequenze», conclude Deci­na. Qualcuno lo ascolterà?


(L’espresso 9 luglio 2009)