giovedì 29 ottobre 2009
lunedì 12 ottobre 2009
Lino Jannuzzi il re della campagna stampa
Ecco l'articolo: http://iltempo.ilsole24ore.com/servizi/2007/10/03/1041-informativa_trattamento_dati_personali.shtml
é incredibile l'opera di mistificazione nella quale ogni persona non ben informata cadrà nel leggerlo (quasi tutti i lettori).
é incredibile come il quotidiano IL TEMPO arriva a conclusioni accertate è un mistero.
Come che la seconda trattativa sia una bufala soltanto perchè Riina è andato in galera. Perchè? qualcuno ha detto che l'ultima presunta trattativa la ha fatta Riina???
Bè, per esempio, esiste anche PROVENZANO (con il quale Ciancimino era in ottimi rapporti ed è infatti l'ipotesi più accreditata).
Vi ricordo anche che il generale MORI è indagato dal tribunale di Palermo, insieme al suo vice, col. Mario Obinu, per favoreggiamento alla mafia a causa della mancata cattura di Bernardo Provenzano nel 1995. Secondo il generale Michele Riccio, furono Mori e Obinu ad avergli impedito di catturare Provenzano in un casolare di Mezzojuso indicato dal mafioso suo confidente Luigi Ilardo, poi assassinato da Cosa Nostra subito dopo aver accettato di collaborare con la giustizia.
Dovete assolutamente leggere questa testimonianza di Riccio, sono 50 pagine veramente allucinanti e appassionanti: http://temi.repubblica.it/micromega-online/un-processo-di-cui-e-meglio-non-parlare/
La ricostruzione di Anno Zero a differenza di quanto vuol far sembrare in quel articolo non arriva a nessuna conclusione, ha solo esposto i documenti attualmente conosciuti e riconosciuti pubblicamente.
Jannuzzi dimentica anche la mancata e mai sufficientemente spiegata perquisizione del suo covo di Riina.
Quell'articolo è molto inquietante, per come è scritto, per come vuole arrivare a certe conclusioni riducendo alcuni avvenimenti distorcendoli. Per come arriva perfino a dire che Travaglio ci stà cercando di nascondere la verità, assurdo.
Vi svelo l'arcano:
Quel giornale è finanziato dalla destra italiana e diretto dall'ex portavoce del Ministro dell'Interno Claudio Scajola. E che il giornalista che scrive l'articolo (Lino Jannuzzi), dal 2001 al 2008 è stato senatore, per due volte nelle file di Forza Italia, ora scrive per Panorame e Il Giornale. Coincidenza.
È risultato oggetto di discussione nelle intercettazioni della Procura di Palermo, nei primi mesi del 2001. Il boss Giuseppe Guttadauro, parlando nella propria abitazione con l'amico mafioso Salvatore Aragona, stava organizzando una campagna stampa a favore dei colleghi detenuti; quest'ultimo gli avrebbe segnalato Giuliano Ferrara e lo stesso Lino Jannuzzi che <
ragona verrà invitato da Dell'Utri a Milano, per la presentazione di un libro di Bruno Contrada, proprio con Jannuzzi. «E Jannuzzi, guarda caso, promuoverà in Parlamento una commissione d'inchiesta contro i pentiti».
Famoso per campagne giornalistiche contro i giudici di Milano. Per le quali è stato CONDANNATO.
mercoledì 23 settembre 2009
presunti FAKE POLITICI su Facebook e MONIA LUSTRI
Ecco un presunto FAKE...
L'utente Facebook vero dovrebbe essere: Monia Lustri (Ex Forza Italia, Ex Idv, ora UDEUR, ma forte sostenitrice di Silvio Berlusconi).
due presunti Fake per cui si spaccia dovrebbero essere:
- Paola Melis
- Azzurra Mancini
venerdì 18 settembre 2009
Appunti su Clementina Forleo.
Clementina Forleo
Il magistrato Clementina Forleo, reo di aver portato avanti l'indagine sulle scalate bancarie, come ormai tutti sanno, è stata cacciata da un Consiglio Superiore supino e obbediente agli ordini politici. L’inchiesta però è andata avanti comunque:
Maggio 2009 Clementina vince al TAR
Clementina Forleo non doveva essere trasferita a Cremona, doveva rimanere a Milano e ha stabilito dunque che è totalmente illegittimo il decreto del suo trasferimento. Le citazioni precise del Tar si traggono dall’unico giornale che ha raccontato questa vicenda “Il Corriere della sera”.
Vi ricordate quando l’hanno trasferita? Mesi e mesi di linciaggio mediatico, chilometri di piombo. Ora Repubblica con DIECI RIGHE: “Il Tar annulla il trasferimento” come se fosse una cosa amministrativa.
Il Tar ha detto:
a) che non doveva essere trasferita;
b) che non si poteva per legge trasferirla per le sue esternazioni.
Perché? Perché la nuova legge sull’ordinamento giudiziario implica che il trasferimento d’ufficio per incompatibilità ambientale può essere disposto soltanto quando siamo in presenza di un comportamento incolpevole del magistrato, cioè quando il magistrato si ritrova per ragioni di amicizia o di parentele a essere incompatibile con il posto dove svolge le sue funzioni. Ma dato che in questo caso alla Forleo venivano contestate delle esternazioni deliranti che descrivevano in maniera eccessiva situazioni allarmanti, quelli erano comportamenti o colpevoli o colposi e quindi andavano trattati in sede disciplinare con tutte le garanzie del caso. Cosa che non le è stata garantita; e in più,scrivono i giudici, il Consiglio Superiore della Magistratura, non avrebbe dovuto respingere la istanza che
Dunque quando tutti dicono che
Luglio 2009 La seconda immunità.
Il 22 luglio 2009 il senato ha negato l'autorizzazione all’utilizzazione di intercettazioni di conversazioni telefoniche sui senatori Nicola Latorre (PD) e Luigi Grillo (PDL). Le intercettazioni delle conversazioni telefoniche non potranno essere usate dall’autorità giudiziaria. Anche qui tutti i giornali, o hanno omesso la notizia o con minuscoli articoli non ben visibili hanno dato la notizia (vedi “
MORALE
Sarebbe bene che chi giustamente rinfaccia le questioni morali, le questioni politiche, le questioni di correttezza, in particolare a Berlusconi, dovrebbe ricordarsi anche delle proprie. Il caso Unipol è un macigno che, dal punto di vista penale, può anche essere rimosso con le immunità italiane e europee, ma dal punto di vista morale questo è un fardello che il signor D’Alema e il signor Latorre si porteranno.
Appunti (di Carlo Vulpio)
lunedì 31 agosto 2009
Pierluigi Bersani, Bologna 28 agosto 2009
tempestivo il ragazzo: http://www.youtube.com/watch?v=LtoUsbJ0CWI
lunedì 24 agosto 2009
L’Antimafia Pignorata
di Claudio Fava
Mer, 29/07/2009 - 07:07
Quando ammazzarono Giuseppe Fava, una sera di 25 anni fa, i ragazzi dei Siciliani provarono a immaginare come sarebbe stata la loro vita da quella notte in poi. Diversa, irrimediabilmente: lo capirono subito. E misero nel conto molte cose: dolore, fatica, solitudine e un giornale da tenere in vita a morsi. Nessuno di noi pensò che un quarto di secolo dopo lo Stato avrebbe presentato il conto economico di quella morte: 100 mila euro da pagare in moneta sonante per i vecchi e miseri debiti del giornale, riveduti e corretti da una sentenza del tribunale con il solito corredo di more e interessi passivi. Tre mesi di tempo per saldare, pena la vendita forzosa delle nostre case già pignorate per ordine dei giudici. Una di queste, ereditata dai suoi figli, è la casa in cui nacque e visse Giuseppe Fava.Anch'essa sotto sigilli, in attesa che sia fatta giustizia. Ora, il problema non sono questi denari: forse si potranno racimolare, è già partita una catena di indignata e stupefatta solidarietà che dimostra l'esistenza in vita di un'Italia civile, nonostante tutto. Il problema è l'insegnamento che ciascuno di noi dovrebbe trarne e trasmettere ai propri figli: cari ragazzi, se malauguratamente un giorno la mafia dovesse ammazzare vostro padre invece di affannarvi a proseguire il suo mestiere e la sua ricerca di verità mettetelo da parte, quel mestiere. Dedicatevi ad altro, andate via, rassegnatevi. Altrimenti, prima o poi, vi presenteranno il conto. Avremmo dovuto far questo? Seppellire Fava e chiudere i Siciliani? Quel grumo di ragazzi (io avevo 26 anni, il più vecchio andava per i 30) scelsero la cosa sbagliata: il giornale non si chiude, si va avanti senza pubblicità, rinunziando ai propri stipendi. Sull'editoriale del primo numero in edicola dopo l'omicidio scrivemmo: «Ci dispiace arrivare in edicola con qualche giorno di ritardo per cause che non dipendono dalla nostra volontà». Ecco: nemmeno la soddisfazione di squadernare in pubblico il nostro dolore gli regalammo.
Andammo avanti per molti anni. Stipendi zero. Pubblicità zero. Conservo ancora una cortese letterina del Banco di Sicilia, lo stesso istituto di credito indebitato per decine di miliardi con i cavalieri del lavoro e coi loro ruffiani politici, che ci diceva di non voler acquistare una pagina di pubblicità sui Siciliani al prezzo di 250 mila lire. Certo, quando devi tirare avanti così contando solo sulle copie vendute ti tocca far qualche debito: carta, tipografia, fornitori. Bene: quei debiti, rivalutati dall'aritmetica giudiziaria, sono diventati oggi quasi centomila euro. Venticinque anni dopo: vendete le vostre case. Qualcuno vorrebbe sentirselo dire: abbiamo fatto male, ragazzi, tanto valeva piegare il capo. E invece sono qui a dirvi che, se pur dovremo pagare per un fottuto puntiglio giudiziario questi soldi, se pure ci toccherà riscattare ancora una volta la morte di Giuseppe Fava, tornando indietro rifarei ciò che ho fatto. E lo rifarebbero tutti i miei compagni dei Siciliani. A cominciare da quell'editoriale, nel gennaio del 1984: ci dispiace per questi giorni di ritardo, il nostro lavoro va avanti….
Ps. Se qualcuno vuol dare una mano è aperta la sottoscrizione sul conto corrente della «Fondazione Giuseppe Fava», IBAN IT22A0301926122000000557524
mercoledì 5 agosto 2009
Strane voci su Danila Subranni, capoufficio stampa e portavoce del Ministro della giustizia ALFANO
...Antonio Subranni, allora maggiore, fu nel 1978 il comandante del Reparto operativo del Gruppo Carabinieri di Palermo che guidò le indagini sull’omicidio di Giuseppe Impastato, avvenuto a Cinisi (Palermo) il 9 maggio1978 e che, quindi, fu il primo responsabile dei depistaggi commessi dall’Arma dei Carabinieri per affermare la falsa teoria secondo cui Impastato si era ucciso nel compimento di un attentato dinamitardo e per scartare la vera causale (poi affermata dalle sentenze) dell’omicidio di mafia compiuto su diretto ordine del capomafia di Cinisi Gaetano Badalamenti; la stessa sentenza emessa dalla Corte d’assise di Palermo nei confronti di Gaetano Badalamenti rilevò criticamente l’operato investigativo dei carabinieri allora guidati dal maggiore Subranni; nel 1990 il generale Antonio Subranni divenne il comandante del Raggruppamento operativo speciale (Ros) dell’Arma; secondo quanto può leggersi nella motivazione della sentenza emessa dalla Corte d’Assise di Firenze nel processo per le stragi mafiose del 1993, nella predetta qualità di comandante del Ros egli fu il più alto punto di riferimento istituzionale di un’inconcepibile trattativa instaurata con l’organizzazione mafiosa Cosa Nostra da due ufficiali suoi subordinati, l’allora colonnello Mario Mori e l’allora capitano Giuseppe De Donno, trattativa criminogena che sarebbe in atto al centro delle indagini delle Procure distrettuali antimafia di Palermo e Caltanissetta; ancora oggi il generale Subranni è indagato dalla Procura distrettuale antimafia...
Articolo completo QUA
Danila Subranni, capoufficio stampa e portavoce del Ministro della giustizia ALFANO, sembra essere la figlia del suddetto generale Antonio Subranni.
Il senatore del partito democratico Giuseppe Lumia ha presentato un’interrogazione parlamentare al Presidente del Consiglio...
domenica 2 agosto 2009
Lumia candidato PD in Sicilia... FA PAURA a Cuffaro
http://bennycalasanzio.blo
Lumia era stato già condannato a morte da Provenzano. Nino Giuffrè, ex boss di Caccamo suo braccio destro, dopo l’arresto e il pentimento confessò: "Io e Provenzano volevamo uccidere Lumia .... ecc..."
Ora guardate cosa dice CUFFARO su LUMIA:
http://www.youtube.com/wat
COSA DICE CUFFARO NEL VIDEO:
poi è venuto fuori questo Lumia che credo alla fine possa essere solo il candidato di Dell'Utri, Miccichè, Lombardo, hanno fatto questo accordo comune per il govevrno della regione
un pezzo di merda CUFFARO.
Chi è Amedeo Laboccetta?
Luigi De Magistris
mercoledì 29 luglio 2009
Intervista a Bersani (luglio 2009): è la fine del PD
O poveri noi, se il PDL cade ci ritroviamo di nuovo la destra. Uno così rischia di perdere delle elezioni anche con la destra a pezzi.
Bersani in quell'intervista:
"Se toccherà a me guidare il Pd non permetterò che nessuno (Scandisce, ndr) che ci hanno portato fino a qui venga sfregiato da chicchessia. La "ditta" non si piccona. Ci deve essere rispetto per tutti."
W LATORRE!!! W FOLLINI!!! non va mica messo in discussione chi fa parte della "ditta". W Veltroni che ha fatto cadere il governo Prodi e ha sfasciato successivamente il PD.
Sul fatto che Casini ha negato l'ingresso dell'Udc in un nuovo centrosinistra:
"Il primo passo è difficile per chiunque, serve tranquillità strategica"
no comment.
Su Di Pietro:
"Io rimango esterrefatto quando vedo Di Pietro che attacca il presidente della Repubblica e lo denunciò anche pubblicamente"
Ma lo vuole capire che Napolitano sta facendo COSE CHE NON PUò FARE agevolando il centro destra?
Lo vuole capire che quella denuncia in piazza Farnese a Roma era una montatura? Attaccarono due pezzi del discorso lontani km.
Sulla RAI:
"Non m'appassiona la Rai"
poi continua..
"Le nomine? non le ho mai cercate."
Ma cacchio tutto qui??? ti rendi conto di quello che stiamo assistendo? ti rendi conto che quando torno a casa dal lavoro mi tocca subire 5 TG di regime? Che la rai è in mano alla politica??
Pensavo che i candidati per le primarie non eran un granché, ma cacchio non così tanto, veramente.
lunedì 27 luglio 2009
partito del sud
Poi ad un certo punto viene fuori questo "Partito del Sud" (guardacaso proprio da Palermo, guardacaso proprio dopo il susseguirsi di quelle dichiarazioni) che mi sembra tanto una unione di tutte le mafie meridionali alleate, pronte a ricattare il suo attuale alleato Berlusconi.
Una loro scissione distruggerebbe totalmente il PDL.
Sto delirando?
martedì 21 luglio 2009
Napolitano, un vecchietto che non fa il suo lavoro.
E cioè:
- rappresentare l'unità nazionale
- inviare messaggi alle Camere
- indire le elezioni delle Camere
- autorizzare la presentazione alle Camere dei disegni di legge di iniziativa del governo
- promulgare le leggi ed emanare i decreti aventi valore di legge e i regolamenti (oppure rinviare le leggi alle Camere in caso di manifesta incostituzionalità)
- indire il referendum popolare nei casi previsti dalla Costituzione
- nominare il presidente del Consiglio dei ministri e, su proposta di questo, i ministri
- nominare, nei casi indicati dalla legge, i funzionari dello Stato, ma anche i senatori a vita e alcuni giudici costituzionali, ma anche i membri delle autorità di garanzia
- accreditare e ricevere i rappresentanti diplomatici, ratificare i trattati internazionali, previa, quando occorra, l'autorizzazione delle Camere
- comandare le Forze armate, presiedere il Consiglio supremo di difesa, dichiarare lo stato di guerra deliberato dalle Camere
- presiedere il Consiglio superiore della magistratura
- concedere la grazia e commutare le pene
- conferire le onorificenze della Repubblica
- sciogliere le Camere o anche una sola di esse, sentiti i loro presidenti.
Noi che, poveri ignoranti, non conosciamo la Costituzione non riusciamo a trovare un solo rigo nella medesima che autorizzi il capo dello Stato a chiedere notizie di un’indagine che non gli garba (come fece Napolitano nel dicembre scorso con quella della Procura di Salerno sui magistrati corrotti di Catanzaro); o a promulgare una legge facendo sapere per lettera che non gli piace per niente (come ha appena fatto col pacchetto sicurezza); o ad anticipare al governo che non firmerà un decreto (come ha fatto col decreto Englaro) o che non promulgherà una legge se non sarà modificata (come ha fatto con la legge-bavaglio sulle intercettazioni).
Noi che, poveri ignoranti, non conosciamo la Costituzione non vi abbiamo trovato alcun articolo che consenta al capo dello Stato ad auspicare “una revisioni di regole e di comportamenti” in materia di intercettazioni e cronaca giudiziaria, a parlare di “abusi”, a invocare “soluzioni appropriate e il più possibile condivise” (come se una porcata votata da molti fosse meglio di una porcata votata da pochi). Né abbiamo trovato un solo articolo che gli permetta di invocare “tregue” nell’attività di opposizione e di informazione sul capo del governo coinvolto in scandali (sui quali il rappresentante dell’unità nazionale non ha mai proferito una sillaba). Ma forse, non volendo neppure immaginare che stia sbagliando lui, il problema è nostro: evidentemente abbiamo, della Costituzione, un testo vecchio e superato.
Ignoranti come siamo, poi, non abbiamo capito nemmeno a quali indagini egli si riferisca quando, per l’ennesima volta, invita misteriose entità a “non indulgere alla spettacolarizzazione delle vicende giudiziarie e dei processi”. Visto che le nomina il capo dello Stato, sappiamo invece che le Autorità indipendenti sono anche affar suo, e da mesi speravamo che si accorgesse di un paio di presenze inquietanti al loro interno. L’Autorità Garante della Privacy è vicepresieduta da un certo Giuseppe Chiaravalloti, plurinquisito in Calabria per gravissimi reati e sorpreso al telefono con la sua segretaria a invocare l’eliminazione fisica, a opera della “camorra”, del magistrato Luigi De Magistris. Dell’Autorità Garante delle Comunicazioni fa parte il forzista Giancarlo Innocenzi, sorpreso a trafficare con il premier Berlusconi (che lui chiama “Grande Capo”) per acquistare senatori del centrosinistra e per procacciare lucrosi contratti a un produttore berlusconiano impegnato nella compravendita dei senatori medesimi (vedi intercettazioni riportate nel nostro libro “Papi”). Purtroppo, il capo dello Stato ha citato quest’ultima Autorità per raccomandare ai giornalisti di attenersi all’«importante codice di autoregolamentazione» da essa fissato per censurare le notizie scomode al potere.
Ignoranti come siamo, pensavamo anche che gli uomini delle istituzioni fossero soggetti a critiche, tantopiù legittime quanto più alti sono i loro scranni. Invece abbiamo ieri appreso dall’Augusta Favella che “chi mi critica non conosce la Costituzione”. Insomma ogni critica alla sua Intoccabile Persona è lesa maestà, come nei regimi sovietici a lui tanto cari fino agli anni 50 (memorabile il suo elogio nel 1956, davanti al Comitato centrale del Pci, della repressione sovietica dei moti di Ungheria).
Pensavamo anche che il capo dello Stato non dovesse scendere nell’agone politico, per bacchettare questo o quello come un Capezzone o un Cicchitto o un Quagliariello qualsiasi. Invece l’ha fatto con Antonio Di Pietro, reo addirittura di avergli chiesto di non promulgare leggi palesemente incostituzionali anziché chiosarle con la piuma d’oca. Mal gliene incolse: Napolitano l’ha chiamato sarcasticamente “guerriero” accusandolo di “vano rotear di scimitarra”. Era dai tempi di Cossiga che un capo dello Stato non se la prendeva frontalmente con un leader dell’opposizione (fra l’altro isolatissimo e solitario, dinanzi a un governo strapotente e strafottente e a un’opposizione inesistente): solo che, contro Cossiga, il Pci di Napolitano chiese l’impeachment trattandolo da golpista. Sui “guerrieri” alla Berlusconi & C. che roteano scimitarre tutt’altro che vane contro i magistrati e i giornalisti liberi, mai un sospiro dal Quirinale. Sui guerrieri alla Bossi & C., che ogni due per tre minacciano di “tirar fuori i fucili e i mitra” o di “oliare i kalashnikov”, ora contro i “comunisti” ora contro i “terroni” ora contro i “negri”, mai una parola dal Quirinale: un conto sono i fucili, i mitra e i kalashnikov, un altro le scimitarre.
Ignoranti come siamo, pensavamo che non rientrasse fra i compiti del capo dello Stato giudicare l’attendibilità di testimoni d’accusa in questo o quel processo: invece, ieri, Napolitano ha deciso che le nuove rivelazioni di Spatuzza, Riina, Ciancimino jr. e altri sui mandanti esterni delle stragi di mafia & Stato “vengono da soggetti per lo meno discutibili” e comunque non bisogna parlarne: secondo Napolitano quelle rivelazioni, totalmente ignorate da gran parte dei telegiornali di regime, “sono state accolte da un clamore un po’ eccessivo”. In effetti, ne ha financo parlato qualche quotidiano. La prossima volta, per favore, silenzio. Il Presidente riposa.
Marco Travaglio
sabato 18 luglio 2009
sabato 11 luglio 2009
Nessuna frequenza alla Banda Larga
Di Alessandro Longo (L’espresso 9 luglio 2009)
PIU' TALK-SHOW MENO WEB. CON IL DIGITALE TERRESTRE SI LIBERANO FREQUENZE PREZIOSE.
MA IL GOVERNO VUOL DARLE TUTTE ALLE TV.
Una scelta costosa che soffoca l’innovazione e va in controtendenza rispetto all’Europa.
L’Italia sta tradendo un' opportunità preziosa: far sì che la banda larga sia ovunque accessibile anche in mobilità e a bassi costi, grazie all'uso di nuove pregiate frequenze, ora in mano alle emittenti tivù. Il Tutto nasce da un evento epocale: il passaggio della televisione dall'analogico al digitale terrestre (processo in corso e da concludere entro il 2012), un sistema che consente di far stare molti più canali nelle stesse frequenze dello spettro. La conseguenza È che, rispetto all'attuale quadro dei canali, si libereranno alcune frequenze di cui bisogna decidere l'utilizzo. Sarebbe una buona opportunità perché il governo ne assegnasse alcune ai servizi di banda larga in mobilità, con apposita asta. Sono frequenze migliori di quelle ora utilizzate e consentirebbero maggiore copertura e costi più bassi. E invece l'Italia ha deciso per ora di dare tutte le frequenze, anche quelle che si libereranno, alle emittenti tivù.
A sancirlo è una delibera dell'Autorità garante delle comunicazioni di qualche settimana fa. Una delibera che ha spaccato la stessa Autorità: «Io e Sebastiano Sortino 11 amo i soli ad aver votato contro », denuncia Nicola D'Angelo, commissario Agcom: Siamo contro perché si stabilisce che ci sarà una gara, non un'asta vera e propria, per assegnare le frequenze liberate, inquadrate in cinque multiplex, e perché potranno parteciparvi solo le tivù. Di conseguenza, non resta nessuna frequenza per i servizi innovativi in banda larga, e si lasciano intatti gli attuali rapporti di forza televisivi, senza spazi per il nuovo».
Dall’Agcom rispondono che non potevano fare altrimenti: «È importante pensare al futuro utilizzo delle frequenze, anche per la banda larga mobile, ma lo si può fare solo coinvolgendo tutti gli attori, anche il governo. Che non ha cambiato il piano secondo cui quelle frequenze sono destinate alla tv». E come poteva l'Agcom andare contro la linea del governo?
Eppure, all'Italia questo favore fatto alle tv potrebbe costare caro. «Gli studi concordano che assegnare le nuove frequenze alla banda larga Internet, invece che alla tivù, assicurerebbe benefici molto superiori al Paese», dice Matthew Howett, analista di Ovum, osservatorio di ricerca inglese tra i più attenti a questi temi. «Non a caso, l'Italia è un caso unico», aggiunge: «Le autorità di Regno Unito, Francia, Svezia, Germania e altri hanno già preso posizione a favore dell'assegnazione delle frequenze liberate ai servizi di banda larga mobili». L'Italia rischia inoltre di andare anche contro le istituzioni europee, «le quali hanno già stabilito, nel nuovo pacchetto Telecom, in via di approvazione, che la banda larga ha diritto ad alcune delle nuove frequenze», dice Howett. Il motivo di fondo è che la banda larga mobile crea molti più servizi e innovazione rispetto ai semplici canali tivù. Lo dice per esempio uno studio di Ofcom (l'Autorità per le tic inglese), che quantifica in 2-3 miliardi di sterline nei prossimi 20 anni i benefici che verranno dal dare nuove frequenze alla banda larga. Gli fa coro uno studio di Ar-cep (l'autorità francese), che stima in 25 miliardi di euro i benefici diretti e in 4,8 miliardi quelli indiretti, sul prodotto interno lordo, nell'arco di 12 anni. Infine, non facendo un'asta vera e propria per assegnare le nuove frequenze, lo Stato rinuncia a un mucchio di soldi. Il governo degli Stati Uniti, dove l'asta è stata fatta, ha ricavato 20 miliardi di dollari. Per l'Italia, si tratterebbe di 5 miliardi di euro, secondo una stima di Maurizio Decina, ordinario di reti e comunicazioni al Politecnico di Milano. «È importante che l'Italia segua gli orientamenti europei: sarebbe inammissibile essere i soli al mondo a dare tutto alla tivù. L'innovazione del nostro Paese ha bisogno di quelle frequenze», conclude Decina. Qualcuno lo ascolterà?
(L’espresso 9 luglio 2009)